L’associazione Artisti Fiesolani
presenta
MOSTRA D’ARTE PICCOLO FORMATO
Dal 20 Giugno al 7 Luglio 2024

Casa del Popolo LA MONTANINA
Inaugurazione giovedì 20 giugno alle ore 18.00

Alle ore 18.30 presentazione del libro “In piedi controvento”
di Elena Narbone intervistata da Matteo Rimi

ESPONGONO:
Lidia Aglietti
Fiamma Antoni Ciotti
Mauro Baroncini
Francesco Beccastrini
Maria Rita Casarosa
Barbara Cascini
Maurizio Caselli
Massimo Castellani
Bruna Cavallero
Elisabetta Cialli
Filippo Cianfanelli
Alessando Ciappi
Roberto Coccoloni
Martino Cortigiani
Daniel Craighead
Roberto D’Angelo
Rino Di Terlizzi
Simonetta Fontani
Carla Fossi
Alessandro Goggioli
Giusi Gramigni
Enrico Guadagni
Susi La Rosa
Stefano Marsili Libelli
Mario Masini
Valerio Mirannalti
Elena Narbone
Massimo Novelli
Margherita Oggiana
Francesca Pasquinelli
Susanna Pellegrini
Francesco Perna
Barbara Piovesan
Diana Polo
Giuseppe Procopio
Carmelo Provazza
Matteo Rimi
Mara Scoglia
Maria Donata Sirleo
Paola Stazzoni
Raffaele Tesi
Ana Carolina Zanotti

Video realizzato dalla socia Paola Stazzoni (Canale Youtube)

Testo critico della mostra

Artisti Fiesolani – Mostra Piccolo Formato
La Montanina, giugno-luglio 2024

L’Associazione Artisti fiesolani propone una nuova mostra collettiva a cui hanno aderito una quarantina di soci con altrettante opere di “Piccolo formato”, tutte montate su un supporto di legno di cm 40×40.
L’esposizione è allestita nei locali del Circolo della Montanina a Montebeni che, ancora una volta, propone un’interessante iniziativa culturale legata al territorio, come molte altre ne ha proposte nel corso degli anni.
Le opere disposte sulle quattro pareti della sala, sono appese a coppie, un sopra e una sotto, senza particolari vincoli. L’unico gruppo leggermente distaccato è quello di quattro fotografie, tutte di un ottimo livello tecnico pur con soggetti molto diversi fra loro. La fotografia di Roberto d’Angelo colpisce per il soggetto insolito e pur estremamente realistico del carrozzone gitano, posto accanto ad uno scatto di Mara Scoglia in cui il fondo rosso scuro lascia intravedere il soggetto stesso dell’immagine, rendendola quasi un pezzo “astratto”. La foto di Francesco Perna si focalizza sul volto e sullo sguardo del bimbo che stringe una mano più grande, la mano in cui si racchiude “L’amore fraterno”. L’ultimo pannello di Massimo Castellani propone una sequenza di quattro scatti di un campo di lavanda: dallo spaventapasseri alla fioritura, dalla fanciulla che ammira le piante all’ultimo scatto con il cartello esplicativo. Tutti scatti di altissima qualità che trasmettono allo spettatore un senso di serenità. Un altro pannello con tre fotografie di Carmelo Provazza che, nell’estrema diversità dei soggetti e della stampa, riassumono la notevole abilità tecnica dell’autore. Sopra le tre fotografie è appesa una tecnica mista in cui scultura e pittura convivono per la realizzazione dell’opera di Giuseppe Procopio in cui la parte scultorea in legno è la base su cui di impernia la figurina della Giocoliera, lo sfondo è delimitato da piccole campiture di colore, simili a quelle delle vetrate.
Sulla parete più lunga le prime tre opere dal fondo della sala rappresentano figure, come il piccolo dipinto, un d’après dal Perugino di Maurizio Caselli, il nudo femminile seduto sul fondo rosso caratterizzato da larghe pennellate di Giusi Gramigni o l’altra figura di spalle di Simonetta Fontani, resa con un attento gioco di luce che ne sottolinea la plasticità. Lo sguardo accigliato di una figura maschile che emerge da un fondo grigio chiaro, resa da Diana Polo con un tratto sottile, ma fortemente espressivo, attrae l’attenzione dello spettatore. Al suo fianco due volti di donna: in alto un ritratto a tre quarti eseguito con estremo nitore, trasmette la serenità del soggetto rappresentato da Stefano Marsili Libelli, mentre in basso un’elaborazione fotografica di Paola Stazzoni ci presenta una bellezza fortemente espressiva.
Sulla lunga parete si susseguono numerose opere diverse, dall’interessante piccola scultura di Barbara Piovesan, accuratamente inserita in un’allegra cornice variopinta che ne evidenzia la plasticità, al paesaggio in giallo intenso, molto probabilmente un campo di ginestre in fiore di Filippo Cianfanelli. Due vedute cittadine, una Firenze vista da Ana Carolina Zanotti attraverso una finestra aperta, con il cupolone messo in evidenza con i toni del rosso, rosa, arancio e giallo e sotto una veduta di Torino, opera di Bruna Cavallaro, in cui l’importanza del fiume è sottolineata dal grande ponte al centro e dalla serie di palazzi che vi si riflettono. Due vedute che, se pur diverse per resa tecnica e tipo di pennellata, attraggono lo spettatore con la loro potenza cromatica.
Altre due opere di grande raffinatezza, caratterizzate da colori più sobri e da una grande abilità artistica; in alto Alessandro Ciappi ci presenta una figura femminile di profilo che si staglia al centro di uno spazio aperto, quasi un paesaggio onirico con piante e uccelli stilizzati. Poco sotto una radura al limitare del bosco avvolta dalla bruma in una luce crepuscolare che investe lo spiazzo antistante resa attraverso la particolare tecnica pittorica “sabbiata”, cifra stilistica di Francesco Beccastrini.
Nella figura femminile seduta che ricorda in parte alcuni manifesti pubblicitari dell’Art Nouveau, Massimo Novelli sembra risentire dell’esperienza delle avanguardie di inizio Novecento, in particolare del cubismo e delle secessioni tedesca e austriaca. Mentre nel piccolo dipinto con le mani della Monna Lisa che tengono in grembo un orsacchiotto si ritrova la cifra stilistica di Alessandro Goggioli caratterizzata dal colore steso in punta di pennello.
La parete lunga si conclude con una scultura di Daniel Craighead, realizzata in ceramica scura attraversata da una spaccatura di un giallo dorato che attenua il riferimento al magma cosmico; a questa scultura risponde in basso un testo poetico di Lidia Aglietti che già nel titolo Sensi esprime la ricerca interiore dell’autrice.
La nuova parete, più corta, si apre con il dipinto ad olio di Margherita Oggiana in cui un uccello – forse una rondine – al centro è inserito in una serie di foglie lanceolate di tanti colori, un piccolo inno alla gioia a cui fa seguito un nuovo pezzo di ceramica, una mattonella di un rosso vivo con un riquadro che evidenzia, attraverso una serie di cerchi concentrici appena accennati, il fulcro stesso dell’opera di Elisabetta Cialli. Continuando: un piccolo paesaggio suddiviso in due campiture nette di colore, quasi un notturno al chiaro di luna di Valerio Mirannalti è sovrapposto ad un’opera particolare di Susanna Pellegrini che presenta un’antica carta – pare addirittura risalente al XVII secolo – arricchita di brandelli di filo rosso scuro, che hanno, a mio avviso, un riferimento con l’incertezza e il sangue della nostra epoca.
Ancora un paesaggio della campagna toscana durante un temporale estivo rappresentato da Mauro Baroncini con tante tonalità diverse per rendere la luce fosca, quasi plumbea dell’evento atmosferico, mentre i fasci di luce che dal basso convergono verso l’alto del dipinto di Carla Fossi, invitano il visitatore a guardare la tavoletta con maggiore attenzione per mettere a fuoco la figura che dalle profondità marine, risale verso la superficie dell’acqua, verso la luce. Due piccoli acquarelli coloratissimi, Sole e Luna di Rino Di Terlizzi, colpiscono per la loro vivacità cromatica e il modo molto particolare di rendere le immagini attraverso campiture che si intersecano l’una nell’altra. Di particolare interesse la Natura morta con bottiglia realizzata da Mario Masini con diverse tecniche, dal collage alla tempera, per un’opera che sembra risentire nell’impianto compositivo della lezione di Cezanne e dei tardi cubisti francesi.
Il vaso di fiori in campo arancio, un olio su tela di Francesca Pasquilnelli in cui i petali delle rose sembrano quasi disfarsi sullo sfondo grigio, con il bordo del vaso di vetro evidenziato da un tocco più scuro dell’ombra è esposto sopra un’opera in cui la ricerca scultorea di Susi La Rosa viene arricchita dall’utilizzazione di rocchetti di porcellana e altri materiali che rendono questo elaborato più un’istallazione che una scultura.
La mostra continua con la scultura lignea dipi9nta di Roberto Coccoloni in cui l’autoritratto in primo piano emerge da una vetta innevata contro un cielo azzurro, quelle vette a cui ciascun artista desidera arrivare con le proprie opere. Accanto a Coccoloni, ancora un cielo inserito in uno spazio circolare con una grande nuvola bianca al centro che Fiamma Antoni Ciotti Farulli ha intitolato Sì, un sì alla voglia di pace, di andare incontro alla vita con serenità. Maria Donata Sirleo propone una preghiera scritta con colori diversi e parzialmente illustrata, mentre la composizione poetica di Matteo Rimi, scritta in bianco su un fondo nero, è messa in evidenza da una grande farfalla azzurra sotto il titolo interlocutorio, Breve guida alla lettura di Abbacinante, con cui l’artista-letterato intende stimolare il visitatore alla lettura. A fianco la composizione geometrica di Raffaele Tesi realizzata con materiali diversi quali legno, metallo e vernice lucida, colpisce per la complessità costruttiva e par l’attenzione ai Parallelismi cromatici e materici.
La lunga carrellata di opere si conclude con la rappresentazione di un sentiero fra gli alberi in un raffinatissimo disegno a matita su carta di Enrico Guadagni e la tecnica mista di Maria Rita Casarosa che propone un elaborato in cui la ricerca di materiali preziosi è corredata dalla piccola silhouette scura, l’essere umano che va alla ricerca della luce.

M. Donata Spadolini, giugno 2024